I nostri primi cento anni

Isaia Levi, Cesare Verona senior, Giovanni Enriques, Franco Verona, Cesare Verona junior: sono i nomi degli imprenditori che, in successione, hanno segnato la nascita, lo sviluppo, le crisi e le rinascite della Manifattura Aurora, la “regina” italiana delle imprese produttrici di penne stilografiche.

Isaia Levi è il grande imprenditore torinese che nel 1919 dà vita all’azienda:

Torino, 1919. “Signor Levi, le propongo un affare fantastico: perché non fabbrica anche lei penne stilografiche a Torino?”. Un giovane ragioniere intraprendente guarda dritto negli occhi un noto industriale tessile di Torino, Isaia Levi. L’imprenditore è intrigato dalla proposta del giovanotto che gli sta davanti. Se Torino è nota per aver dato i natali al Regno e se è nota per le sue pasticcerie, il cioccolato, l’industria automobilistica e quella tessile, non potrebbe diventare la “capitale” della penna stilografica? Qualche giorno dopo comincia l’avventura: “Buongiorno, devo registrare una nuova società”. Il funzionario della Camera di Commercio solleva lo sguardo dalle carte e stringe le labbra in segno di considerazione: “Nome della società?” “Fabbrica italiana di penne a serbatoio Aurora”.

Questa storia si interseca paradossalmente con Cesare Verona senior che nel 1889 è il primo ad importare in Italia, a Torino, le macchine per scrivere dell’americana Remington. La sua attività parte in via Carlo Alberto 20, in pieno centro a Torino, a una quindicina di minuti a piedi dal luogo in cui sorgerà la prima sede della Manifattura Aurora.

Cesare Verona Sr. è il nonno di Franco Verona, che dagli anni Sessanta sarà l’uomo che segnerà il successo di Aurora grazie a creazioni indimenticabili quali Auretta, Hastil e Thesi e che inizierà la tradizione delle prestigiose edizioni limitate di penne stilografiche numerate, ma è anche il bisnonno di Cesare Verona junior, attuale patron di Aurora, che porta il suo nome e rappresenta la quarta generazione di una famiglia profondamente coinvolta nel mondo della scrittura.

In questo incrocio “siderale” tra la storia delle macchine per scrivere e quella delle penne stilografiche italiane c’è tutto il paradosso di una vicenda centenaria nella quale ha avuto un ruolo importante anche un imprenditore di fama come Giovanni Enriques, personaggio di riferimento per la cultura italiana nel primo Dopoguerra e legato a Aurora per decenni anche al di là del suo ruolo nell’azienda.

“I PRIMI cent’anni”, tiene a sottolineare Cesare Verona junior, attuale presidente e ad dell’azienda, impegnato a dare solidità e gambe a un’impresa che sia capace di reggere la sfida dell’era digitale “tanto nell’oggi quanto nel medio e lungo termine, e con l’obiettivo di arrivare almeno ai 200 anni di vita”.  Un’impresa che ha trovato nei progetti speciali per clientela superluxury e nei mercati esteri il terreno oggi più adatto per affermarsi nella competizione globale. Con la sola forza del design e della qualità di un pennino e di una penna stilografica. 

La storia centenaria di Aurora è stata raccontata in un libro Questione di Stilo – Il romanzo delle penne Aurora scritto da Cesare Verona junior e da Adriano Moraglio (ed. Giunti)